La sesta puntata. 15 gennaio 1990, Roma, Cinema Balduina. Loving memories

Lunedì mattina. Sono in cabina, non c’è una proiezione per le scuole, sto aspettando un appassionato di cinema. E’ un collezionista di apparecchiature cinematografiche, sarà qui tra poco per prendere possesso dei due vecchi CGC, proiettori decisamente poco comuni.

Ieri hanno effettuato la loro ultima proiezione “Ho vinto la Lotteria di Capodanno”, un film dove Paolo Villaggio sembra Fantozzi ma non è più Fantozzi; l’edificio di piazza della Balduina 52 sembra un cinema ma da oggi non è più un cinema: la Sip, unico gestore telefonico, ha deciso di farne una centralina di zona e lo ha acquistato.

Centinaia di poltrone sono state smontate, i camion sulla piazza stanno caricando per portare via tutto, la sala deve essere consegnata libera. Mi viene in mente un film in cui Massimo Troisi faceva il proiezionista e Marcello Mastroianni l’esercente. Stavolta, però non c’è nessun pubblico che viene a sedersi per evitare che lo spettacolo sia l’ultimo, né una neve che cade su di loro. E’ avvenuto anche qui, ma solo sullo schermo. Non è stata vinta nessuna lotteria, Fantozzi è andato in pensione, come ci andrà, e non per sua scelta,  Eleonora la cassiera.

Io rimarrò nel circuito, già conosco tutte le sale in quanto durante la lunga chiusura estiva  venivo spostato nei cinema del centro. Mi piaceva quel periodo dell’anno, mi piaceva lavorare nelle due sale attigue a Piazza Montecitorio oppure in quell’altro locale a due passi dal Farnese.

Per certi versi dovrei essere contento, da un punto di vista professionale sarebbe un salto di qualità. Ho cercato di convincermene durante l’ultima settimana nella quale ho ripensato ai momenti belli trascorsi qui.

Sono entrato celibe, ora sono sposato e aspetto un figlio.  Le gioie e i problemi condivisi con Enzo ed Eleonora, le lezioni del Professore, il pubblico di quartiere che ormai conosco come se ci vivessi da sempre.

Due funzionari della compagnia telefonica sono qui per verificare che tutto venga fatto secondo gli accordi; probabilmente ero destinato, come molti miei ex-compagni di scuola, diventati periti specializzati in telecomunicazioni, ad essere un loro collega, o almeno questo era il sogno più o meno di tutti.

E invece no, il mio, di sogno, era quello di caricare un proiettore e accendere una lampada ad ogni spettacolo.

L’ultimo camion se n’è andato, la sala sembra grandissima, ora. La attraverso da solo. Come sempre in questi casi cerco di far finta di niente pensando alla nuova vita che mi attende al centro di Roma.

Lo schermo giace spiegazzato e tagliato sul boccascena, mi avvicino con rispetto e riverenza come si farebbe per un vecchio eroe. Dalle sue pieghe vedo venire fuori e prendere corpo un coniglio innamorato di una pupa vestita di rosso, un maestro di danza e la sua allieva che si perdono in un ballo proibito, uno psicanalista fiorentino che non vuole rinunciare alla sua amata, un ragazzino al funerale della sua mamma che si è svolto in un cinema qui vicino, tre streghe innamorate di un diavolo, un goffo ragioniere con basco e mezze maniche, un venditore di auto usate che viaggia con suo fratello Raymond, un paraplegico psicosomatico cha ha inventato una lozione per far crescere i capelli, un gruppo di trentenni che cerca una festa di ex  liceali, un cavaliere che si chiama come una sindrome psicotica comune ai nostri giorni.

Mi giro e guardo le finestre di proiezione, mi sembra di vedere Alberto Sordi, Philippe Noiret e Massimo Troisi che mandano un bacio.

Esco dalla sala, attraverso l’atrio e un angelo diventato uomo per amore mi accompagna alla porta.

La saracinesca si chiude per l’ultima volta.

Dall’uscita di sicurezza vedo sgusciare il coniglio che fa uno sberleffo al ragioniere, lo psicanalista sottobraccio a Baby, Raymond e il piccolo orfano che si tengono per mano, il cavaliere che già galoppa tra le automobili. Sono tutti fuori.

Sulla piazza, l’edicolante, una donna con il carrello della spesa e un pensionato con il giornale fresco di stampa sorridono e li salutano.

Paolo Di Virgilio.

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