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SONORE

Il segreto del cinema

Prima del 1895, anno della prima proiezione cinematografica, la fruizione di spettacoli con immagini in movimento esisteva già, ma era individuale.
Avveniva tramite dei visori adatti solo a singoli spettatori. La grande innovazione fu quella di renderla accessibile a più spettatori contemporaneamente tramite un grande schermo, come nelle rappresentazioni teatrali. 

La differenza tra i due sistemi dal punto di vista dell’impatto socio emotivo è stata enorme.

Negli anni 60 del secolo scorso, Marshall Mc Luhan fu attento osservatore dell’influenza dei mass media sulla comunità e sul singolo individuo.
Egli coniò lo slogan “il media E’ il messaggio”, sottolineando come il mezzo stesso, al di là del suo contenuto, avesse un potere enorme nel plasmare la società.

Effettivamente possiamo osservare nel caso specifico del cinema, questo grandissimo impatto. 

Il cinema è un medium diverso da tutti gli altri, esso infatti ha il potere di totalizzare due sensi importanti come la vista e l’udito, rendendo di fatto fortemente secondari gli altri tre. Il coinvolgimento dello spettatore è quindi pressoché totale.

Caratteristica principale è quella di mettere in sintonia tanto la parte razionale quanto la parte emotiva di un gran numero di persone contemporaneamente.
Per la fruizione dello spettacolo cinematografico viene di fatto praticato un vero e proprio rito che nel tempo è rimasto costante.

Il pubblico entra, prende posto, le luci si spengono la proiezione inizia, tutti stanno o dovrebbero stare in silenzio, poi, al termine, le luci si riaccendono e il pubblico lascia la sala.

Durante lo svolgimento lo spazio interno diventa separato dall’esterno. Non passano luci né suoni che non siano parte dell’opera. 

Vedere un film da soli o vederlo in una sala con molto pubblico da sensazioni decisamente diverse. Si ride, si piange, ci si commuove collettivamente. 
Lo spettatore è parte di un gruppo con il quale vive condividendo emozioni, ma non necessariamente ne è consapevole. 

Durante lo spettacolo cinematografico il tempo e lo spazio cambiano continuamente,  tuttavia ciò è illusorio, il film è tutto contenuto in una bobina di pellicola o, più recentemente, in un grosso file. Solo compiendo determinate operazioni questo diventerà suono, immagine e colori. 

All’inizio della proiezione, su due elettrodi chiusi in un ampolla di vuoto spinto contenente del gas xenon o vapori di mercurio viene inviata una scarica di svariate decine di migliaia di volt che innescherà istantaneamente un arco voltaico che produrrà una enorme quantità di luce, talmente intensa da poter danneggiare la vista se osservata direttamente. 

Fiat lux, e tutto inizia… 

Tale luce verrà concentrata tramite uno specchio parabolico in un minuscolo rettangolo di pochi centimetri quadrati, dove un tempo veniva fatta scorrere la pellicola e dove oggi viene generata una immagine elettronica trasparente.
Da lì, questa immagine tramite un obbiettivo verrà proiettata e messa a fuoco su uno schermo. Gli spettatori vedranno la sua riflessione ingrandita e diluita. 

Se guardassero direttamente il rettangolino che contiene tutta luce e l’immagine in movimento, rimarrebbero abbagliati.

 
Per poter vivere l’esperienza cinematografica viene operata una sottrazione di luce.

La luce emessa, bianca e intensa, completa e abbagliante, contiene contemporaneamente e in misura armonica tutti i colori.
Sia la pellicola che la più moderna immagine elettronica non sono altro che un filtro variabile nel tempo. Questa sottrazione ci consente di percepire delle sensazioni che ci appaiono reali ma non sono che una parte ridotta e parziale della luce emanata. 

I suoni e le immagini registrati su di un supporto digitale sono una lunghissima sequenza composta da milioni di 0 e di 1 o, se vogliamo chiamarli diversamente, di presenza o assenza di segnale, di bianco o di nero, di yang o di ying. Attraverso la loro messa in ordine diventano emozioni e idee. 

Dal tempo della sua invenzione il cinematografo ha sedotto generazioni di spettatori.

Ciò è spesso avvenuto in situazioni di crisi o di povertà; basti pensare all’Italia del dopoguerra o a paesi come l’India dove in un’epoca di miseria diffusa vi è stata una enorme produzione cinematografica. 

La sua magia forse è da ricercarsi proprio nell’essere quel luogo circoscritto nello spazio nel tempo, dove l’alternarsi di luce e buio, suono e silenzio, musica e parole, riso e pianto ci immergono in una metafora della nostra esistenza. 

Paolo Di Virgilio

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